Oggetto di un’approfondita indagine condotta dall’Università di Ferrara nel 2005, questa piccola cavità costituì un riparo per cacciatori-raccoglitori epigravettiani di 14.000 anni fa, quando l’Europa era già da tempo colonizzata da Homo Sapiens. Il 91% dei resti faunistici appartengono a marmotte e il loro studio ha rivelato come il Clusantin fosse un sito di caccia specializzata, dove le carcasse del roditore venivano lavorate per ottenere pellicce e carne.
Di notevole interesse sono le selci impiegate nel sito, perlopiù provenienti da lunghe distanze, e i tipi di armi e di utensili rinvenuti, i quali mostrano un adattamento alla particolare preda. Dal 2010, la Grotta e la dolina antistante diventano un teatro naturale per le “Giornate della Preistoria”, un appuntamento annuale con laboratori di archeologia didattica, visite guidate e seminari a tema.
La Grotta del Rio Secco, sull’Altopiano di Pradis è uno dei rari siti del Paleolitico Medio italiano ed europeo ad aver restituito tracce certe dell’uccisione e del consumo dell’orso da parte dell’uomo di Neandertal.
Il sito, di recente scoperta e di grande suggestione, è costituito da un vasto riparo sulla riva sinistra del torrente Rio Secco a circa venti metri di altezza rispetto al letto attuale.
Al centro del riparo si apre un’ampia cavità che al momento della scoperta era quasi totalmente riempita da sedimento e detriti. Il potenziale archeologico di questo particolare luogo venne svelato da un sondaggio che l’Università di Ferrara svolse nel 2001, con il quale vennero alla luce reperti significativi e indicativi di ripetute frequentazioni della cavità tra il Paleolitico Medio e il Superiore.
Le datazioni, ottenute su ossa e carboni, tra 48 e 31.000 anni, fanno del sito uno dei contesti con l’evidenza più recente della presenza dell’uomo di Neandertal e più antica dell’uomo Moderno in Italia Nord-Orientale.